lunedì 27 maggio 2013

E ora "Cosa bisogna fare?" - A Sinistra

Alla fine Ignazio Marino salva l'intero centrosinistra italiano. Ancora non c'è una vittoria, ma il Pd grazie alla sua figura riesce ad ottenere al primo turno, a Roma, oltre il 40% dei consensi. Proprio Marino che si era pronunciato in favore di Stefano Rodotà alla Presidenza della Repubblica, andando contro ogni logica di partito.
Il segretario Bersani ha le colpe di essere stato l’uomo del "Nì". La scelta di fare un Governissimo col PdL, barattando la presidenza della Repubblica con il nome di Franco Marini (bruciando Rodotà e Prodi, salvo poi ripiegare su Napolitano),  è stata accolta dalla base come un tradimento. Abbiamo visto  militanti del Pd, giovani in primis, occupare le sezioni in segno di protesta,  arrivare alla minaccia del  “non voto” e stracciare la tessera. L’abbraccio con Alfano è l’immagine della fine del Pd. Anni di storia e di lotte buttati al vento: cosa avrebbe detto Berlinguer? E Togliatti? La verità è che la dirigenza del partito si è imborghesita e non rappresenta più il suo elettorato. Lo scollamento tra la base e la dirigenza nazionale appare evidente, in quanto nei localismi il Pd tiene alla grande.
Prende sempre più piede l'idea di un "Partito Nuovo" con una dirigenza politicamente capace e di sinistra (Barca, Cofferati, Rodotà, Civati, Emiliano, Landini si sono già messi a disposizione). Idee e non semplice rottamazione. L'asse D'alema-Renzi ha portato l'intero centrosinistra su un binario morto. La scelta del PdCI di candidare, a sindaco di Roma, Medici (persona eccelsa, per carità), ci è sembrata fuori dal mondo: la base del nostro partito sta chiedendo Unità con l'intera sinistra. Non dimentichiamoci il '98 e la ragione per cui siamo nati. Speriamo che si possa convergere al ballottaggio in favore di Marino.
Le ragioni della sinistra massimalista sono lampanti quando si tratta di politica nazionale: dal Governissimo alla scelta di non partecipare al referendum di Bologna, dove peraltro vince la scuola pubblica.
Fallisce anche il "Grillismo" che non raccoglie gli stessi consensi delle elezioni politiche 2013. I 5 stelle pagano l'atteggiamento spocchioso e irriverente nei confronti della sinistra. Probabilmente l'elettorato ha deciso di non rinnovare la fiducia nel momento in cui Grillo, con i suoi dictat, ha congelato i voti di milioni di italiani, delegando a figure marginali i candidati dello stesso movimento. Spariscono Ingroia e IdV.

Allora, Cosa Fare?
Urge dunque la creazione di un ‘’Partito” che sappia ascoltare i problemi della gente, partendo dalla straordinario radicamento nel  territorio. Un partito dalla parte dei lavoratori (dipendenti, e non), un partito di sinistra, progressista, e che abbia consensi verso l’aria moderata che si ispira al cristianesimo sociale (così avrebbe voluto anche Don Gallo).
In questa direzione, alcuni dirigenti della sezione locale del PdCI hanno deciso di intraprendere un percorso comune e di lavorare per la creazione una nuova Sinistra di governo, firmando l'appello "A sinistra per l'Italia". (http://www.asinistraperlitalia.it/?p=18 ) http://www.youtube.com/watch?v=IXiv1t7NJeY

sabato 25 maggio 2013

Il PdCI di Luzzi si unisce allo Sciopero dei Ferrotranvieri calabresi

La decisione della Regione Calabria di tagliare 4,5 milioni di Km di corse, di cui 3 milioni di Km nella provincia cosentina, con la delibera n. 147 dello scorso 30 Marzo, è semplicemente deleteria. Tale scelta è figlia di una politica sbagliata e senza senso, incentrata essenzialmente su tagli ai beni comuni, essenziali e civili. Questa volta è toccato al trasporto pubblico locale: la provincia cosentina rischia di perdere, in termini di risorse disponibili per il servizio su gomma, diversi milioni di euro, pronti a ripercuotersi sul personale dipendente delle ditte private. Molti lavoratori tra autisti e controllori sarebbero già in odore di licenziamento. A farne le spese non saranno soltanto i lavoratori, i disagi si riverseranno anche sulle migliaia di persone che ogni giorno si affidano al trasporto pubblico per recarsi sul posto di lavoro e nei luoghi di studio. Da Marxisti difendiamo il lavoro in ogni sua forma, purché non leda la dignità umana. Ci sentiamo vicini soprattutto alla categoria dei ferrotranvieri, poiché storicamente la lotta di classe emerge da un sostanziale dualismo con il movimento operaio (macchinisti-ferrovieri in primis). Un tempo si parlava di “modello Reggio” anche per la regione calabrese, ebbene il modello era sbagliato per il comune di Reggio Calabria (sciolto per “contiguità” con organizzazioni mafiose) ed è funesto per la Regione. Consideriamo la giunta di Scoppelliti disorientata ed incapace; infatti, oltre al caos dei trasporti, ci sarebbe anche la grana della raccolta dei rifiuti solidi urbani da risolvere.

Anche alcuni Dirigenti della nostra Sezione aderiscono all'appello "A Sinistra per l'Italia"

La politica è la storia in divenire. Chi si cimenta nell’iniziativa politica ha il compito di immaginare il futuro e proporre il sogno del cambiamento. È questa visione che genera passioni, produce impegno e attiva la partecipazione. Tale orizzonte, per noi, è l’ideale della trasformazione democratica e del superamento dei rapporti sociali che producono l’insopportabile ingiustizia dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
La politica, però, ha anche il compito di riportare sulla terra ciò che sta nel cielo. In questo senso è realismo, analisi della situazione concreta e valutazione dei rapporti di forza.
Significa tenere insieme idee radicali e politiche reali e, simmetricamente, tenere fuori i settarismi identitari, gli estremismi parolai, i giustizialismi inconcludenti e i massimalismi velleitari, che producono solo sterile testimonianza e sconfitte politiche tremende.
Questa è sempre stata la migliore cultura politica dei comunisti in Italia.
Noi ci poniamo oggi, cominciando dall’Italia e dall’Europa, il problema di come “osare democrazia” difendendola dagli assalti dei populismi e delle destre e di come uscire dalla crisi economica facendo vincere le ragioni dei ceti più deboli, del lavoro, dei saperi e dei diritti.
È nella dimensione europea che occorre collocare il livello di questi problemi e, quindi, le soluzioni. L’Europa di oggi è lontanissima da quella immaginata a Ventotene da Altiero Spinelli. Non è più rinviabile un’iniziativa politica progressista per un’altra Europa, più giusta, aperta all’integrazione democratica e alle istanze dello sviluppo, dell’equità, dell’ambiente e del lavoro. Un’Europa in cui prevalgano le ragioni del pubblico su quelle del privato, della politica su quelle della tecnocrazia economica.
Al contempo non si può prescindere dalla costruzione di un’identità nazionale che assuma l’interesse dell’Italia come perno su cui tenere il tema dell’unità nazionale dentro l’Unione Europea. I populismi fanno presa perché in Italia la cultura dello “sfascismo” è il vero humus su cui proliferano le pulsioni autoritarie e reazionarie.
La crisi economica, sociale e politica ci impone di guardare a tali problemi da una prospettiva generazionale; di trovare le forme e i contenuti per parlare con forza e credibilità ai giovani  proponendo un nuovo patto sociale che – privo di scorciatoie giovanilistiche e rottamatrici, ma con una forte attenzione verso il rinnovamento – metta insieme le generazioni e si rivolga al paese reale, non ai poteri forti nazionali e internazionali. Il paradigma tecnocratico – quello della contrapposizione giovani/vecchi, garantiti/non garantiti – si sconfigge con un’idea forte del lavoro e della coesione sociale, in cui la stagione della precarietà viene chiusa e i saperi divengono il fondamento della civiltà e dello sviluppo; ma anche favorendo l’impegno di nuova leva di ragazze e ragazzi, giovani donne e giovani uomini, che finalmente riescano a prendere in mano il futuro di questo Paese.
Lo schieramento progressista non è uscito vincitore dalle elezioni e quel centrosinistra si è suicidato – tradendo la domanda di cambiamento del suo popolo – per dare vita ad un governo con le destre che, ancora una volta, rimette in gioco Berlusconi.

Noi non ci rassegniamo. Non è più il tempo di tatticismi e politicismi, né di coltivare piccoli orticelli ormai inariditi. Per scongiurare l’ipotesi che la “terza repubblica” diventi l’epoca della contrapposizione tra un nuovo agglomerato centrista e una galassia populista ed antisistema, è necessario e urgente costruire un grande e nuovo soggetto politico della sinistra, che si ponga l’obiettivo strategico del governo per cambiare l’Italia insieme alle forze progressiste in un nuovo centrosinistra. Una sinistra che condivida un pensiero forte e non più subalterno alle idee fallite del neoliberismo, in grado di sconfiggere le politiche dell’austerità e di contrastare – riaffermando i valori della Costituzione – l’emergenza democratica e che, soprattutto, stia dalla parte dei giovani e del lavoro.